Qui si richiama – in formato ex-voto testo e immagine – il feticcio dell’identità, dell’identificazione e della rappresentatività di un personaggio, (come potrebbe esserlo per un monumento, un oggetto, un evento), evocato attraverso una involontaria collaborazione di sembianze che dovrebbero giustificare se stesse.
Una scala mobile per rendere più fluida la circolazione dei frequentatori e prevenire la perdita di adipe corporea, un cibernetico ed invadente cilindro d’alluminio efficace a mantenere l’aere solo moderatamente viziato; qualche pianta inesorabilmente inondata di illuminazione artificiale. Dante e Ravenna, nel contesto di un accecante luogo di transito e tempio del cibo e degli acquisti, vani e superflui, di cui il «santino» è svogliato spettatore.
Piuttosto che generare luoghi di attesa e di sosta, di confluenza, di incontro e possibilmente riflessione, si rende invece produttiva e fruttuosa la riduzione delle menti all’inazione e all’alienazione, tramite un infinito mercato, così da saturare ogni spazio e tempo di vita, sia attorno a noi che dentro di sé. … Io non so ben ridir com’io v’entrai, … (a. m. 2024)
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FS (scalo)
S A L A d ’ A S P E T T O v ’ e r a a i t e m p i a n d a t i
o v e r i s t o r o e a t t e s a c o n i u g a r e …
o g g i s o l o d a n n a t i – i n g r a m e f r o t t e –
a r o t e l l a t i i m p a c c i g u i n z a g l i a t i
v e d i , i n c e s s a n t i a t r a s c i n a r c u l a t t e
d a l u c e n t i v e t r i n e s i r e n a t i
p e r p r a t i c a r l o s h o p p i n g
s o d d i s f a t t i . (a.m. 2024)